Parrocchia di San Antonio Abate

 

 

La chiesa dedicata a Santo Antonio Abate (detta anche chiesa di Sant'Antuono per distinguerla dalla vicina chiesa di Sant'Antonio di Padova), si affaccia sulla strada principale di Via Vittorio Emanuele all'incrocio del vicolo Cavour.

Fu costruita tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo. Nella sua attuale dimensione venne ricostruita tra il 1749 e il 1759 per poi subire ulteriori interventi nei due secoli successivi, come ricorda una lapide presente sulla facciata datata 1897. L'ultimo restauro fu effettuato nel 1973.

La semplice facciata, scandita da lesene in stucco, è organizzata in due ordini; sopra al portale vi è un oculo con l'affresco del Santo titolare e poco più in alto una finestra trilobata.

 

Sulla destra della facciata si erge un alto campanile che termina con una cuspide ed ha una cella campanaria aperta a tutto sesto. L'apertura di detta cella campanaria che si affaccia sulla strada. principale è protetta da un'antica grata in ferro detta in dialetto procidano "a' piett' r' palumm". Della stessa fattura sono anche le grate a protezione delle due finestre della sacrestia che si affacciano su un vicoletto laterale.

La chiesa presenta una navata unica con volta a botte decorata con stucchi risalenti al 1900 e quattro cappelle laterali. Decorate sono anche l'abside ed il transetto che è appena accennato; al di sopra di esso si eleva l'elegante e slanciata cupola illuminata da finestre.

Ai lati dell'ingresso della chiesa sono posizionate due acquasantiere del 1816, mentre sulla parete destra entrando c'è un quadro di Santo Antonio Abate eseguito dalla pittrice procidana Antonietta Righi. Sul lato destro si trova anche l'antica fonte battesimale in marmo.

Al di sopra dell'ingresso è collocata una cantoria, sulla quale è posizionato un organo realizzato dal maestro organaro Fabrizio Cimmino tra il 1751 ed il 1753.

Sul lato sinistro del transetto, è situata la grande e pregevole tela dell'Immacolata al cospetto della Trinità datata 1769, opera di Giacinto Diano e restaurata nell'ultimo decennio, mentre sul lato destro c'è un quadro del Cuore di Gesù. Su entrambi i lati sono conservati gli altari in marmi policromi.

Di ottima fattura artigianale è l'imponente altare maggiore anch'esso in marmo policromo, finemente scolpito e risalente alla seconda metà del XVIII sec, ai lati del quale si possono ammirare le due bellissime nicchie che ospitano due statue lignee settecentesche: a sinistra quella dell'Immacolata e a destra quella di Sant' Antonio Abate, accompagnato dal caratteristico porcellino.

 

Dopo la riforma del Concilio Vaticano II, le belle balaustre di marmo policromo finemente cesellate da lesene decorate a rilievo, furono rimosse e vennero utilizzate per formare l'attuale altare rivolto verso i fedeli e l'ambone sito a sinistra.

Di grande interesse è la tela della morte di S. Giuseppe, attribuita a Domenico Guarino che si trova nella cappella laterale sinistra della navata, mentre nella cappella destra c'è il quadro della Madonna di Pompei. Entrambe le cappelle hanno conservato gli altari..

Sulla sinistra della navata si trova la statua di S. Anna con la piccola Maria, mentre sulla destra c'è la statua di Santa Lucia.

Nella sacrestia si possono ammirare alcune tele, recentemente restaurate, attribuite a due pittori ignoti della scuola di Solimena. Esse raffigurano: la Flagellazione, l'Ecce Homo, l'Orazione di Gesù, la Pietà e infine una tela raffigurante San Gennaro col Vesuvio sullo sfondo. Inoltre si può ammirare anche quello che rimane dell'antico vestiario ligneo.

 

 

In tempi antichi i Procidani solevano portare in processione, il 17 gennaio, giorno in cui si festeggia Sant'Antonio Abate (un santo eremita egiziano, vissuto nel IV sec. d.C. a cui si deve l'inizio del monachesimo cristiano), i propri animali per farli benedire e proteggere dalle epidemie. In molte case dell'isola, si racconta, che vi fosse sempre appesa ad una parete delle case dei contadini, ma anche nelle stalle, l'immagine di Santo Antonio Abate insieme ad un rametto di foglie di ulivo benedetto, a protezione degli animali domestici, del bestiame e del lavoro dei contadini. Grazie alla sua attività taumaturgica, al Santo gli venne attribuita anche la facoltà di guarigione dal fastidioso herpes zoster, meglio noto come il fuoco di Sant'Antonio. Di grande pregio è il l'imponente pulpito ligneo sito sulla destra del transetto. Dietro l'antico altare maggiore domina al centro dell'abside, sotto una finestra con vetrata decorata con una croce, entro una grande cornice marmorea finemente lavorata, la croce lignea del Cristo Crocefisso.

Palazzo Lubrano di Vavaria

 

 

 

"A poca distanza dalla Chiesa è sito il Palazzo una volta dei signori Lubrano di Vavaria, figli del fu Bartolomeo e del suo fratello Nicola Lubrano di Vavaria, degno Vicario Curato. Questa casa fu acquistata dal signor Giovanni Galatola, attuale Consigliere Provinciale, e da questi ceduta ai fratelli Scotti Galletta. la Provincia e il Municipio con la spesa di circa diecimila lire da parte sua per il mantenimento."

 

 

 

 

 

 

Muro dei migranti

 

Dal Maggio 2022 è possibile visitare il "Muro dei Migranti" attraverso la nostra associazione. La visita prevede l'ingresso al Museo-Casa demoetnoantropologico "La casa di Graziella", con annessa terrazza panoramica "I luoghi di Elsa Morante" punto più alto dell'isola, e successivamente l'escursione al "Muro dei Migranti" con vista panoramica sull'antico porticciolo di Marina Corricella. Il costo della visita è di 8€ a persona. Gli orari in cui è possibile tale visita sono gli orari del Museo-Casa "La casa di Graziella"

 

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